Solo un’ora e mezza per riprendersi il titolo di “Dio del rap”: il pubblico italiano riunito all’Area Expo perdona Eminem per essersi fatto attendere così a lungo, visto che la sua ultima (breve) apparizione risale al Sanremo del 2001.
Il 7 luglio, unica data italiana del “Revival Tour” è un giorno a dir poco atteso dai fan, i biglietti del concerto sono andati esauriti in poche ore.
Sono passati quasi vent’anni da “My Name Is” che proiettò Marshall Bruce Mathers III (questo il suo vero nome) verso una carriera musicale sfavillante, con 10 dischi di platino, 15 Grammy e un Oscar per Lose Yourself come migliore canzone originale. Eminem sconvolse gli equilibri del rap americano, soprattutto perché era bianco, ma ebbe successo in un ambiente dominato da artisti afroamericani; questa rivoluzione gli valse il titolo (nemmeno troppo apprezzato) di “Elvis della musica rap”.
La scaletta di Milano comprende quasi tutte le hit: rime saettanti e intricate per “3 a.m.”, “Square Dance”, “Kill You”, “White America” e “Rap God”. Dopo “Forever” si passa a “Just Don’t Give A Fuck” dal primo album cui segue “Framed” dall’ultimo disco, quindi di nuovo un salto indietro nel tempo con “Criminal”. Al fianco del rapper americano c’è la voce femminile di Skylar Grey per “Walk on Water” cantata al posto di Beyoncé; anche in “Stan” e “Love the Way You Lie” la cantautrice sostituisce rispettivamente Dido e Rihanna.
I ritmi si abbassano per “River”, brano recente che vede Eminem a fianco di Ed Sheeran, e poi “The Monster”. E’ il momento delle sue hit più irriverenti, il rapper incalza “Volete tornare con me a un tempo in cui ero ancora più scemo di oggi?”. Il pubblico è in delirio per il ritorno di Slim Shady con “My Name Is”, “The Real Slim Shady” e “Without Me”. Il live non può che concludersi con il suo capolavoro “Lose Yourself”, una canzone autobiografica che racconta lacrime, sangue e la sua lotta per il successo.
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