Mentre gli esperti Sebach sono impegnati a redigere la lista definitiva dei tips per affrontare Pasquetta, noi guardiamo fuori dalla finestra in attesa dei segni dell’arrivo della primavera.
Difficile pensare ai grandi indovini dell’antichità, ai Nostradamus medievali, a chi per primo ha diffuso la saggezza popolare dei proverbi infallibili: se il cambiamento climatico fosse iniziato due, dieci o trenta secoli fa, il loro lavoro sarebbe stato impossibile. Leggere i segni del cielo e cercare non diciamo un significato, ma almeno un ricorrere degli eventi? Fuori discussione.
Se la Terra si riscalda, la Natura fa del suo meglio per tenere il passo, e i segnali che oggi ci dà sono difficili da captare, complicati da interpretare, quasi sempre contraddittori.
La primavera? Tutta una questione di hype
Osservare la Natura in attesa dei segni della primavera sapendo che, precisa come un orologio svizzero, questa sarebbe arrivata, era una forma di hype controllata. Senza averne idea, i contadini sentivano una prurigine quando a San Benedetto la rondine era sotto il tetto. Merito della dopamina, il neurotrasmettitore che ci spinge verso quello che desideriamo.
Oggi le cose sono ben diverse. Il GPS degli uccelli migratori sballa e le loro rotte impazziscono, facendoli atterrare disorientati in centro città; i fenomeni meteorologici sono completamente casuali; i fiori sbocciano in anticipo, costringendo le api al turno anticipato; che fretta c'era maledetta primavera quest'anno l'abbiamo detto già a metà febbraio; e se da sempre è vero che una rondine non fa primavera... adesso non lo sa nemmeno lei che fare: tutt’al più guarda sconsolata il calabrone richiamato d'urgenza al lavoro ma il calabrone, che ha sempre vissuto nell'ignoranza – volando senza sapere di non poterlo fare – fa alucce e non la può aiutare.
Infine, qui una volta era tutto mare: non c'entra nulla, ma c’è sempre qualcuno che lo dice. Anche se, stando al climate change, qui prima o poi tutto mare tornerà ad esserlo.
La soluzione Sebach
È sempre la letteratura antica a insegnarci come ci dobbiamo comportare: quando i segni si fanno incomprensibili, arriva il momento di ricorrere ai rituali. Noi ci ispiriamo al modo più sicuro per far piovere: che non sono né il cloud seeding né altri sistemi più o meno complottistici - no. Il modo più certo per far piovere è lavare l’auto.
Al fine di invocare la primavera - quella vera, quella del tiepido sole ma anche delle brezzoline che lo vedi che serviva un coprispalla, del verde che si rinfresca alle impalpabili piogge del pomeriggio e del profumo di rinascita e buonumore, delle tovaglie a scacchi bianchi e rossi stese sui prati e dei cesti di vimini dai quali escono freschi prosecchi e spuntini golosi mentre un chitarrista suona arpeggi leggiadri e - scusate, è partito l’afflato poetico.
Dicevamo: per invocare la primavera, noi tiriamo fuori i Lodge dal capannone. Che poi forse non li avete mai visti - o meglio, li avete visti ma non ci avete fatto caso - ma eccoli spiegati: i Lodge sono quei Sebach che iniziano a comparire tra parchi e spiagge quando il cielo si fa azzurro e la primavera si apre agli eventi all’aperto.
Ora però vi salutiamo: dobbiamo scarrozzare i Lodge in giro per l’Italia. Ci si vede qui a fine mese per la lista dei tips per Pasquetta - con l’hype ce la caviamo anche noi, vero?