Salute - 17 gen 2025

Spingere! (Nel senso sportivo del termine)

Il big bang, il codice genetico, c’è vita nelle profondità degli abissi. La scienza sa sempre come toglierci d’impiccio di fronte alle grandi domande dell’esistenza. O quasi.

La notizia: uno studio condotto dall’Università di Taipei su 13 triatleti ha scoperto che svuotare l’intestino prima di un intenso sforzo sportivo migliora le performance, e non solo quelle fisiche. Potremmo riassumere i risultati dello studio così: mens sana in corpore sano cum intestino svuotato?

Pare di sì. Non solo agli atleti è stata misurata la resa prestazionale prima e dopo la defecazione, ma anche le loro capacità cognitive sembrano aver subito un’accelerata dopo il passaggio al bagno. Il perché non è dato però saperlo, perché - beh, perché la scienza probabilmente poi avrà avuto altro di meglio da fare.

E allora, questo proviamo a ipotizzarlo noi.

Non è body shaming

Ma una questione di peso sì. Insomma, qualche etto in meno da scorrazzare in giro durante una competizione sportiva non è poco.

Uno studio ormai classico ha tracciato il range della quantità di pupù prodotta dagli esseri umani in un giorno: si va dai 72 grammi ai 416. Se il nostro atleta si trova verso la parte alta della statistica, è evidente che un giro in bagno prima di uscire sul campo è più che consigliato.

Con la testa sgombra si ragiona meglio

È ormai assodato come l’intestino - o meglio, il microbioma lì presente - sia il il secondo cervello del corpo umano. Ci sembra evidente come un ambiente libero e arioso possa aiutare la concentrazione, il focus, la presenza nel momento della prestazione. Ora fate 2+2.

Entrare nella zona

Zona, flusso, flow, trance agonistica, chiamatela come volete. Si tratta di quella peculiare condizione mentale nella quale entrano gli sportivi (ma anche gli artisti, tra gli altri) quando sono perfettamente dentro quello che stanno facendo; un vero stato di coscienza alterata, una completa immersione, un dimenticare il resto del mondo. L’ingresso nella zona corrisponde anche ad un aumento delle prestazioni. Nel flow si entra quando gli stimoli non utili all’attività in corso vengono via via tolti, come fossero gli strati di una cipolla. Spariscono le voci di chi ti sta parlando, le sensazioni di caldo o freddo, l’ambiente circostante, i pensieri… Ma se i pensieri del secondo cervello fanno di tutto per reclamare la vostra attenzione, di flusso può rimanere soltanto quello, agognato, dello sciacquone.

Stop all’ansia… ma non da prestazione

Questo vale soprattutto per gli atleti di endurance. Correre, nuotare, pedalare per ore con nella testa un tarlo che ripete “troveremo un bagno libero a fine gara?”, non è il massimo. Svuotare l’intestino giusto prima del fischio d’inizio può essere una delle due soluzioni. L’altra, è partecipare soltanto ad eventi nei quali, a fine percorso, è prevista una lunga fila di cabine rosse.

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