Quando siamo in viaggio, anche il nostro secondo cervello può decidere di prendersi una pausa.
Non serve necessariamente chiamare in causa il più celebre degli imperatori aztechi, né i più audaci street food tropicali: quando siamo in viaggio è piuttosto probabile che al nostro intestino succeda qualcosa. Un inghippo, anche piccolo per carità, che può però scombinare la nostra tabella di marcia, e costringerci a troppi (o troppi pochi) viaggi al bagno.
Benvenuti nel Nuovo Mondo (il bagno è comunque in fondo a destra)
Corre l’anno 1519. I Conquistadores sbarcano sulle coste del Messico, pronti a seminar tempesta sul fiorente impero azteco. Montezuma, al momento imperatore, lancia sui coloni una terribile maledizione, ed ecco che questi cadono a terra come mosche, vittime di disturbi gastrointestinali mica da ridere. Attacchi di diarrea, crampi addominali, febbre: quegli uomini saranno per sempre i pionieri dei disturbi del viaggiatore. E la maledizione di Montezuma è entrata nella storia.
Contro i weekend nelle capitali
Saggezza tradizionale vuole che, per abituarsi ad un nuovo luogo, i ritmi dell’intestino impieghino tre giorni. Ora, pensate alla moda del weekend in una capitale europea. È sabato mattina e atterrate a Londra. Il vostro solerte intestino inizia il faticoso lavoro di adattamento. Passano tre giorni e dovrebbe essere tutto a posto, ma in realtà è lunedì e siete già tornati: ci sarebbero un giorno ancora da recuperare, più i tre in programma per riadattarsi al “clima” di casa: giovedì diciamo che dovrebbe essere tutto normale. Ma venerdì sera avete un altro volo - costava così poco, irresistibile! - questa volta per Varsavia. Lì sotto, un esercito di villi intestinali e di batteri sbuffa, e si rimette all’opera nel tentativo di permettervi di godere di quel piattone di pierogi che vi sta fumando davanti.
I fattori di disturbo
Quali sono i fattori che possono mettere in crisi anche il più volenteroso degli intestini? Ditene uno, e lo troverete sulla lista. Che lista? Questa: I differenti orari dei pasti. La tendenza a esagerare perché ci sono un sacco di piatti da assaggiare. La tendenza all’aperitivo e al cocktail sulla spiaggia. Nuovi ingredienti, nuove cotture. Qualche allergene non dichiarato. L’assenza totale di fibre nella dieta. I fritti. Nuovi modi di conservare il cibo - o di non farlo. Mangiare al volo perché il museo chiude. Mangiare solo panini a pranzo perché ci sono le escursioni da fare. I ritmi del sonno. Massì, se non faccio sport per tre settimane cosa vuoi che sia. Il jet lag. La temperatura, i venti, la pressione atmosferica della meta. La quota sul livello del mare se non ci siete abituati. L’allineamento degli astri. La fortuna. E anche i bagni sporchi fanno la loro parte; tuttavia, almeno in Italia, possiamo seguirvi ovunque con i nostri prodotti mobili!
Il viaggio è il confronto delle culture
Infine, l’elemento più importante: la differente gamma di batteri alla quale il vostro corpo è esposto, per tramite del cibo, durante un viaggio in terre lontane. Come saprete, la numerosissima schiera di batteri presente nell’organismo è responsabile di tanta parte della funzionalità e del benessere non solo dell’intestino, ma anche dell’intero corpo. Alla fine, è una questione di linguaggio: ai vostri batteri, come d’altronde a voi, servirebbe quantomeno un interprete. In attesa che venga sviluppato un traduttore simultaneo per organismi unicellulari, fate comunque buon viaggio: mettete in valigia i fermenti lattici, mangiate fibre e non straviziate!