Salute - 16 lug 2024

Quando l’intestino va in vacanza

Quando siamo in viaggio, anche il nostro secondo cervello può decidere di prendersi una pausa.

Non serve necessariamente chiamare in causa il più celebre degli imperatori aztechi, né i più audaci street food tropicali: quando siamo in viaggio è piuttosto probabile che al nostro intestino succeda qualcosa. Un inghippo, anche piccolo per carità, che può però scombinare la nostra tabella di marcia, e costringerci a troppi (o troppi pochi) viaggi al bagno.

Benvenuti nel Nuovo Mondo (il bagno è comunque in fondo a destra)

Corre l’anno 1519. I Conquistadores sbarcano sulle coste del Messico, pronti a seminar tempesta sul fiorente impero azteco. Montezuma, al momento imperatore, lancia sui coloni una terribile maledizione, ed ecco che questi cadono a terra come mosche, vittime di disturbi gastrointestinali mica da ridere. Attacchi di diarrea, crampi addominali, febbre: quegli uomini saranno per sempre i pionieri dei disturbi del viaggiatore. E la maledizione di Montezuma è entrata nella storia.

Contro i weekend nelle capitali

Saggezza tradizionale vuole che, per abituarsi ad un nuovo luogo, i ritmi dell’intestino impieghino tre giorni. Ora, pensate alla moda del weekend in una capitale europea. È sabato mattina e atterrate a Londra. Il vostro solerte intestino inizia il faticoso lavoro di adattamento. Passano tre giorni e dovrebbe essere tutto a posto, ma in realtà è lunedì e siete già tornati: ci sarebbero un giorno ancora da recuperare, più i tre in programma per riadattarsi al “clima” di casa: giovedì diciamo che dovrebbe essere tutto normale. Ma venerdì sera avete un altro volo - costava così poco, irresistibile! - questa volta per Varsavia. Lì sotto, un esercito di villi intestinali e di batteri sbuffa, e si rimette all’opera nel tentativo di permettervi di godere di quel piattone di pierogi che vi sta fumando davanti.

I fattori di disturbo

Quali sono i fattori che possono mettere in crisi anche il più volenteroso degli intestini? Ditene uno, e lo troverete sulla lista. Che lista? Questa: I differenti orari dei pasti. La tendenza a esagerare perché ci sono un sacco di piatti da assaggiare. La tendenza all’aperitivo e al cocktail sulla spiaggia. Nuovi ingredienti, nuove cotture. Qualche allergene non dichiarato. L’assenza totale di fibre nella dieta. I fritti. Nuovi modi di conservare il cibo - o di non farlo. Mangiare al volo perché il museo chiude. Mangiare solo panini a pranzo perché ci sono le escursioni da fare. I ritmi del sonno. Massì, se non faccio sport per tre settimane cosa vuoi che sia. Il jet lag. La temperatura, i venti, la pressione atmosferica della meta. La quota sul livello del mare se non ci siete abituati. L’allineamento degli astri. La fortuna. E anche i bagni sporchi fanno la loro parte; tuttavia, almeno in Italia, possiamo seguirvi ovunque con i nostri prodotti mobili!

Il viaggio è il confronto delle culture

Infine, l’elemento più importante: la differente gamma di batteri alla quale il vostro corpo è esposto, per tramite del cibo, durante un viaggio in terre lontane. Come saprete, la numerosissima schiera di batteri presente nell’organismo è responsabile di tanta parte della funzionalità e del benessere non solo dell’intestino, ma anche dell’intero corpo. Alla fine, è una questione di linguaggio: ai vostri batteri, come d’altronde a voi, servirebbe quantomeno un interprete. In attesa che venga sviluppato un traduttore simultaneo per organismi unicellulari, fate comunque buon viaggio: mettete in valigia i fermenti lattici, mangiate fibre e non straviziate!