Un armadio più grande sembrava la soluzione giusta. Poi è stata la volta della cabina armadio. Ed ora pensate sia arrivato il momento di spodestare il gatto dalla sua lettiera per farci stare una scarpiera nuova. In casa sembra sempre esserci un problema di spazio… o forse no.
È un dato di fatto: per vestirci spendiamo sempre meno, compriamo sempre di più, ma, nonostante questo, nessuno è immune dal classico “non ho nulla da mettermi stasera”.
Le collezioni delle firme della moda si alternano sulle passerelle senza che voi abbiate finito di sfogliare l’ultimo Vogue con le tendenze del momento. Tendenze che, evidentemente, sono già passate. Ed ecco apparire una nuova imperdibile moda, resa irresistibile da un’attentissima fase di marketing, il costo di quella camicia? Solo 20 euro per essere realmente up to date!
I prezzi della moda prêt-à-porter sono sempre più bassi e tutti noi siamo diventati dei consumatori compulsivi di vestiti, il cui consumo è più che raddoppiato negli ultimi 20 anni.
Quanto costa all’ambiente questo comportamento?
La tendenza è chiara, quindi meglio snocciolare subito qualche numero per capire la portata del problema. L’industria della moda infatti è responsabile
- per circa il 10% delle emissioni di CO2 rilasciate annualmente nell’atmosfera
- di oltre 1/3 delle microplastiche accumulate negli oceani
- del 20% della contaminazione industriale dell’acqua mondiale
- della produzione di 92.000 tonnellate di rifiuti tessili, tra i quali tantissimi capi invenduti.
A questi dati allarmanti va aggiunto il fatto che, dietro la Fast Fashion, si nascondono spesso politiche di sfruttamento di esseri umani, discriminazione, schiavismo coloniale, lavoro minorile e così via.
Insomma il gioco è presto messo a nudo: quello che non pagate voi lo pagherà l’ambiente (o qualcun altro).
Non solo brutte notizie
Ora che abbiamo catturato la vostra attenzione, siamo sicuri che starete pensando a come rimediare. E qui arrivano (finalmente) le buone notizie. Il mondo del Fast Fashion ha creato una vera e propria tendenza che gioca su un aspetto di marketing basilare: meno costa più le persone acquistano.
E se non fosse così? Se la domanda è data da ognuno di noi, pensate a come sarebbe facile invertire la rotta semplicemente comprando meno e comprando meglio.
3 domande e un mantra intramontabile
Ecco quindi le domande che ognuno di noi dovrebbe farsi prima di procedere all’acquisto di un capo:
- 1. Mi serve davvero? Le donne lo sostengono da sempre: le scarpe non sono mai abbastanza, ma lo stesso discorso vale per gli uomini con le amate t-shirt.
Magari la nuance potrà essere leggermente diversa da quella già presente nel vostro armadio, ma alla domanda “mi serve davvero?” non si sfugge. Risultati assicurati già dal primo utilizzo.
- 2. Quante volte userò questo capo? La Fast Fashion spesso è associata ad una scarsa qualità, perché utilizza per lo più tessuti sintetici a basso costo. Il risultato? Abbigliamento rovinato dopo pochi lavaggi e microplastiche in circolazione negli oceani.
Un secondo aspetto inoltre è quello che prende in considerazione le occasioni che avrete di indossare quel capo. Se avete bisogno di un vestito da cerimonia, perché non pensare di noleggiarlo giusto per l’occasione?
- 3. È un capo sostenibile? La risposta non è sempre semplice, ma sono in notevole aumento i marchi che utilizzano fibre biologiche e materiali innovativi, riducendo di molto l’impatto ambientale.
Scegliere prodotti realizzati con materiali sostenibili ne agevola il riciclo ed evita che si accumulino nelle discariche tessuti non riciclabili, contribuendo così alla riduzione delle emissioni di CO2.
Il mantra intramontabile: “la moda passa, lo stile resta”. Lo diceva Coco Chanel, lo diciamo anche noi del nostro inconfondibile Rosso Sebach.