Parlare di graffiti nei bagni pubblici significa chiamare in causa una disciplina artistica che prende origine nel momento stesso della nascita della toiletta.
La necessità (umanissima) di lasciare un segno del proprio passaggio, uno spirito polemico, un messaggio d’amore, un momento di noia - le motivazioni sono diverse, il risultato sempre lo stesso: l’imbrattamento della parete.
Espressione della creatività piuttosto comune, il proliferare di graffiti ha portato alla diffusione di alcuni veri e propri “classici” contemporanei: il bagno della birreria debordante di scritte sovrapposte, quello del locale underground con i graffiti che si mescolano agli adesivi di misconosciute band punk-rock, i famigerati – e non proprio criptici – “bagni degli autogrill”.
Una cosa che però ad una prima occhiata può sfuggire, è che l’arte da bagno si fa latrice di grandi verità, profonde riflessioni e speculazioni filosofiche. Vediamone alcune.
Cominciamo dall’arte contemporanea riconosciuta come tale. Mettete insieme Banksy e la quarantena e avrete una curiosa espressione di noia. Privato della sua tela naturale – la strada - l’artista devasta il suo bagno, dà la colpa a dei topastri vandalici, ma è costretto pure a scusarsi:Mia moglie odia quando lavoro da casa…
A proposito di arte. Secondo un fine critico, dato che non è motivata né dalla fama né dal guadagno, l’arte del graffito “da bagno” rappresenterebbe la forma più pura di arte. Segue dibattito.
Sapete cos’è la pareidolia? È la tendenza del cervello a riconoscere negli oggetti delle forme note – in genere espressioni facciali. Per noi, è anche un po’ genio. In questo caso, un ospite ha ben pensato di avvertire chi sarebbe venuto dopo di lui della gentilezza dell’Elefante del Bagno.
… stesso tema, attitudine diversa. Occhio alla rissosa piovra ubriaca.
Dicevamo?
Torniamo alle cose serie. In molti purtroppo vedono l’arte come una cosa superflua, un passatempo per intellettuali annoiati e pasticcioni. In realtà l’arte trasmette emozioni, aiuta, consiglia: come in questo caso, con empatia e un sorriso.
(A riprova del fatto che non tutti pensano che l’arte sia utile.)
Infine, il re dell’autoconsapevolezza: colui che dimostra di avere i titoli in regola per una laurea in arte contemporanea, una in psicologia… e una in bagni e toilette, naturalmente.
