Nel mondo dei cinefili se ne parla come del miglior film del Maestro. Ma noi abbiamo ben altri motivi per guardarlo.
Il Maestro in questione è Wim Wenders, il film è Perfect Days. In lizza per la Palma d’Oro a Cannes nel 2023, primo film non diretto da un giapponese ad entrare come candidato giapponese agli Academy Awards, il film - uscito da pochissimo nelle sale - sta già facendo parlare di sé per l’elogio della semplice felicità.
La pellicola segue infatti la vita di Hirayama, che si occupa della pulizia dei bagni pubblici di Tokyo, ed è assolutamente soddisfatto della sua vita.
Sebach ha preparato i popcorn e se lo è goduto al cinema (come sempre quanto il tema di un film ci è così vicino)… ma quello che ci preme raccontarvi non è tanto il nostro giudizio, quanto l’origine del film.
I giapponesi e il bagno (pubblico)
Appena finita la pandemia, il regista Wim wenders viene invitato a osservare le 17 toilette pubbliche riprogettate nell’ambito del progetto Tokyo Toilet Project. Ognuno dei bagni, disegnati da 16 artisti diversi, sono distribuiti nel quartiere di Shibuya e hanno look e carattere proprio.
Non solo estetica però: i bagni sono progettati con attenzione, sono fatti per durare il più a lungo possibile, e assicurano sempre l’accesso ai disabili.
Ora, non tutti sanno che il bagno pubblico è una delle espressioni della cultura giapponese dell’ospitalità, e quello che ci è piaciuto moltissimo però è come il progetto ponga la massima attenzione sul “provvedere un’esperienza confortevole, anche attraverso pulizia e manutenzione: importante quanto la funzionalità.” Giusto per dire: la pulizia è organizzata secondo un progetto che coinvolge le autorità cittadine, l’ente del turismo e la Nippon Foundation, e prevede anche il lavoro di ispettori che verificano con regolarità lo stato delle toilette.
Per i curiosi
Il sito del Tokyo Toilet Project documenta le singole toilette con un corredo fotografico e con le spiegazioni degli artisti. Così, al di là delle forme curiose - ci sono emisfere e barche bianchissime, giardini di bambù e cubi perfetti, vetri colorati semplici cabine - possiamo entrare in un mondo ricchissimo di considerazioni sull’uso della toilette.
Gli artisti si fanno domande - alcune ingenue, altre molto profonde - e danno risposte con la loro creatività: c’è il bagno che si oscura quando qualcuno lo sta già occupando, quello attivato esclusivamente con la voce, ci sono la voglia di armonia e il desiderio di aprire gli spazi alla luce perché il bagno non risulti un luogo oscuro anche se si trova costretto sotto ad un cavalcavia.
Una bella differenza, rispetto alle toilette pubbliche italiane, che non godono certo di una fama altrettanto gentile ed ospitale, e spesso sono luoghi bistrattati nell’immaginario… e se possibile, evitati nella pratica.
Meglio un Sebach, allora, che design, funzionalità e ciclo di pulizia regolare sa cos’è!