Lifestyle, Sostenibilità - 12 mag 2023

Nella toilette del futuro, di fluido non c’è solo l’acqua

Solo che la toilette del futuro noi la vogliamo adesso. Anche solo per semplificarci un po’ le cose, dato che di problemi seri ce ne sono già tanti.

“Il bagno è sempre in fondo a destra”, recita una delle leggi immutabili del cosmo, ma la semplicità si ferma qui. Quello che dovrebbe essere un diritto basilare e inalienabile, e quella che dovrebbe essere una delle funzioni più scontate del corpo umano, vengono complicati inutilmente da prevenzioni, pregiudizi e ignoranza.

Il dibattito è aperto, le posizioni sono piuttosto chiare: si discute dei bagni gender neutral, e prevedibilmente gli oppositori non mancano.

Cos’è un bagno gender neutral

Scordatevi quindi le ubiquitarie targhette con l’omino in pantaloni e la donnina in gonna. Il bagno gender neutral – ma si può chiamare anche unisex, o misto, od anche gender free o toilette fluid - è aperto a tutti, tutte, tuttƏ.

È inutile dire che il bagno pubblico è uno dei luoghi che più possono scatenare ansia e panico. Spesso legato all’igiene o alla presenza degli altri, il campionario di queste ansie si arricchisce di quelle legate all’identità di genere, al giudizio degli altri, alla necessità di dover spiegare, all’obbligo di dover scegliere.

Ma le cose potrebbero essere molto più facili di così.

In Italia, per ora, per risolvere la questione, si lavora soprattutto a livello delle istituzioni pubbliche e scolastiche. Il primo bagno gender neutral italiano risale al 2019 (Comune di Reggio Emilia), mentre sempre più università e istituti scolastici superiori si stanno dando da fare.

Dato che siamo certi della vostra sensibilità all’inclusione – perché di questo, si tratta - con questo articolo vogliamo soltanto fare una (piccola) cosa utile: darvi alcune risposte veloci alle obiezioni più scontate che vi verranno poste da chi non crede nella semplicità delle cose.

Cinque risposte a chi obietta “ma non è meglio come si è sempre fatto”?

Le famigerate targhette

Ma vogliamo parlare di quel momento nella storia delle toilette, in cui il design delle targhette uomo-donna è stato preso in mano dai creativi? Metafore, stilizzazioni minimaliste, riferimenti a culture lontanissime: tutti ci siamo trovati in un pub fighetto, con la quinta birra media (rigorosamente prodotta da un misconosciuto agribirrificio) in corpo, a tentare di capire se il simbolo che abbiamo adocchiato indicasse maschile, femminile, o cactus.

Il bagno gender neutral semplifica lo step decisionale.

La pulizia

Una parte degli uomini non tratta la tazza del water con la corretta… mira. In realtà, una corrente di pensiero immagina che la condivisione del cubicolo potrebbe contribuire ad aumentare l’attenzione dei “soliti noti” nei confronti dell’igiene… e del prossimo.

L’educazione non è una questione di genere, però. A onor di parità, infatti, alcuni comportamenti femminili – come il salire con le scarpe sulla tavoletta – sono ugualmente antigienici, e per lo stesso motivo potrebbero essere dissipati dal bagno neutrale.

L’efficienza dei turni

Altro stereotipo confermato dall’osservazione empirica: le donne devono sopportare code per il bagno più lunghe, estenuanti al punto da scoraggiare l’uso della toilette (il che è fisiologicamente sconsigliato.

Il bagno gender free – o meglio, i bagni gender free – permettono di distribuire più equamente l’afflusso.

La democrazia della biologia

Siamo nel 2023, la scienza è alla portata di tutti, eppure alcuni maschietti credono ancora che, una volta entrate in bagno, le donne si trasformino in esseri angelici completamente avulsi dal mondo triviale delle puzze e dello sciacquone.

Non è così – lo sapevate, no? – ed è bello pensare, anche in questo ambito, a un empatico “siamo sulla stessa barca”.

Essere tutti, semplicemente, persone

Si racconta che quando le coppie che convivono iniziano a lasciare la porta del bagno aperta, l’ultima barriera alla completa condivisione sia davvero caduta.

Non possiamo pensare di condividere così tanto con lƏ sconosciutƏ che incontriamo nell’antibagno di una toilette pubblica. Tuttavia una porta tenuta aperta, un saluto gentile, un’accortezza, la spiegazione di come funziona quella dannata fotocellula del rubinetto, ci avvicinano – con poco! – a ogni altro essere umano.

È o non è una prospettiva bellissima?