Letture da bagno, Lifestyle - 08 ago 2022

Il “classico” sotto l’ombrellone

Cambiano le temperature. Cambiano i prezzi al bar dello stabilimento. Cambia l’orizzonte del ritorno a lavoro (ci sarà ancora lo smartworking a settembre?) Ma c’è una cosa che resta sempre uguale…

… così uguale da essere praticamente sinonimo del dolce far nulla sotto l’ombrellone. Si tratta del ricorso alla regina dei passatempi estivi: la rivista di giochi enigmistici. È una delle poche cose che sembrano resistere allo strapotere dello smartphone, e con il quale condividono lo spazio nel borsone “del mare”. Sbrindellate, con la sabbia che crocchia tra le pagine e l’occasionale macchia di gelato, le riviste di enigmistica continuano a salvarci dalla noia… e dai vicini più logorroici. E come per le borse griffate, la domanda è: voi siete da originale o da imitazione?

stilo.jpg

Dallo stilo allo smartphone

Apparentemente, l’enigmistica piaceva già in età antica: i romani, ad esempio, adoravano i giochi di parole, così come ci si beava di anagrammi e assonanze nel Medioevo. I cruciverba, invece, sono decisamente più recenti, “inventati” a inizio Novecento da un inglese che si trovava suo malgrado a dover ingannare il tempo in carcere (per altri, la paternità spetterebbe invece al giornalista americano Arthur Wynne).

Dove e quando tutto è nato davvero

I suoi natali risalgono al 1932, e da quel momento non ha mai smesso di apparire un po’ ovunque, spesso in luoghi inaspettati: nelle sale d’attesa dei medici come in quelle dei barbieri, sui tavoli degli stabilimenti balneari così come sulle mensole di rifugi e bivacchi di montagna. È la Settimana Enigmistica, la rivista che “vanta innumerevoli tentativi d'imitazione”… oppure la “prima per fondazione e per diffusione”. A proposito, sapete qual è il vero slogan? Oltre ai tentativi di imitazione (hanno smesso di contarli superati i 200), la rivista vanta anche uno zoccolo duro di irriducibili fan che non hanno altra rivista all’infuori di lei: piuttosto che tradirla si lascerebbero morire di noia. Ecco un trivia velocissimo (o sarebbe meglio chiamarlo “non tutti sanno che?”):

  • È stata fondata da Giorgio Sisini, conte e ingegnere.
  • La rivista non accetta pubblicità al suo interno (e non ne usa, se non d’estate).
  • Ogni cosa è calcolatissima. Il personaggio famoso in copertina? Sui numeri pari è un uomo, su quelli dispari una donna. I colori della stampa? Sono tre, e si alternano di numero in numero.
  • La dicitura “parole crociate” è stata registrata come marchio dalla stessa rivista

cruciverba_mare.jpg

Lo dice la scienza: sei benefici semiseri dell’enigmistica al mare

  • L’enigmistica è un ottimo investimento: sviluppa il vocabolario e le capacità logiche. Cosa che però non vale se l’unico gioco che fate è l’“unisci i puntini”.
  • Diversi studi hanno dimostrato che, se praticate con regolarità in età matura, le prove enigmistiche aiutano a tenere lontana la degenerazione cerebrale.
  • Più cruciverba = meno social. Al netto che non siate di quelli che barano, e controllano su Google ogni definizione.
  • Strettamente legato al punto precedente, il fatto che le riviste non hanno bisogno di batterie e non temono il riflesso del sole.
  • Non solo sviluppo dell’intelligenza, ma anche condivisione. Nonni e nipoti, partner, perfetti sconosciuti: completare un cruciverba appassiona anche chi non ne è direttamente coinvolto. E quanto bello è sentire rimbalzare da un capo all’altro della stanza definizioni, numeri di caselle, lettere già disponibili, spazi mancanti, stime balzane, coniugazioni e acronimi impossibili, parole sconclusionate e “mi sembra proprio che si dicesse così”.
  • Infine, come già accennato, la rivista di enigmistica è un ottimo scudo nei confronti degli assalti di quel vicino di ombrellone che vorrebbe attaccarvi una pezza incredibile e generalista sulle “temperature che cambiano ma secondo me non è il riscaldamento globale, ha visto comunque che l’espresso qui al bar costa dieci centesimi in più dell’anno scorso, ma dove andremo a finire? E comunque speriamo che mi tolgano lo smartworking, perché a casa mi annoio”.