I dati parlano chiaro: diversi studi affermano che lo stile di vita delle donne è più sostenibile di quello degli uomini.
Cosa c’entra la parità di genere con il cambiamento climatico? Le connessioni tra tutte le dimensioni della sostenibilità – ambientale, economica e sociale – sono strette e profonde ed è per questo che l’Onu ha inserito la parità di genere tra gli obiettivi dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Il Goal 5 mira proprio a equilibrare le opportunità tra donne e uomini nello sviluppo economico, a eliminare tutte le forme di violenza nei confronti di donne e ragazze e a perseguire l’uguaglianza di diritti a tutti i livelli di partecipazione.
Da tempo il pensiero comune è che non ci potrà mai essere giustizia climatica finché non ci sarà parità tra uomini e donne perché sono proprio le disparità di genere a costituire uno dei maggiori ostacoli alla crescita economica, alla lotta contro la povertà e allo sviluppo sostenibile in generale.
Negli ultimi decenni sono stati fatti molti progressi, ma nonostante la metà della popolazione mondiale sia di sesso femminile, ancora oggi le donne sono trattate come una minoranza e spesso non hanno la possibilità di far valere i propri diritti.
Anche nel mondo del lavoro sono sottorappresentate: sono il 39 per cento della forza lavoro, ma detengono solo il 27 per cento delle posizioni manageriali, nonostante diversi studi abbiano dimostrato che la presenza di almeno il 20 per cento di quote rosa nei CdA possa aumentare la redditività delle aziende.
Le donne si prendono cura dell’ambiente più degli uomini
Se l’equilibrio uomo/donna migliora le prestazioni di un’azienda, la stessa cosa succede su larga scala quando si parla di sostenibilità ambientale, visto che le donne sono più propense degli uomini a prendersi cura dell’ambiente e ad adottare comportamenti consapevoli nei confronti di esso.
Gli studi che lo dimostrano sono numerosi: alcune rilevazioni del Nielsen Consumer Panel, per esempio, evidenziano come le donne preferiscano l’uso dei mezzi pubblici rispetto all’auto (30 per cento contro il 22 degli uomini); secondo il settimo Osservatorio nazionale sullo stile di vita sostenibile condotto da LifeGate, sono sempre loro che dichiarano di utilizzare capi di abbigliamento naturale/sostenibile più degli uomini (57,4 per cento contro il 48,3 degli uomini) e che pensano di cambiare stile di vita acquistando prodotti biologici (67,6 per cento, contro il 57,9 degli uomini). Ancora, secondo una ricerca realizzata per l’organizzazione internazionale Women’s Forum for Economy & Society da Ipsos su un campione di quasi diecimila persone, le donne sono le più disposte a cambiare le loro abitudini nei prossimi mesi per inquinare meno (riciclare, acquistare prodotti locali, ridurre il consumo d’acqua).
I dati parlano chiaro: le donne adottano scelte più sostenibili, ma a guardar bene, il risvolto della medaglia è che spesso i loro bisogni sono legati a stereotipi di genere. La ricercatrice Annika Carlsson Kanyama dell’istituto svedese Ecoloop ha scoperto, infatti, che le donne impattano meno sull’ambiente soprattutto per il diverso modello di spesa, dal momento che spendono maggiormente in beni a bassa emissione, come abbigliamento, oggetti per la casa e prodotti e servizi per la salute, mentre gli uomini per prodotti ad alta emissione, come il carburante dell’auto. Un’ennesima dimostrazione dello sbilanciamento socio-economico mondiale e di una divisione dei ruoli che vede le donne ancora relegate a una meno impattante sfera domestica e l’uomo più legato alla sfera lavorativa, che presume uno stile di vita più inquinante. Un esempio su tutti? Se in casa c’è una sola auto, bene più inquinante, spesso è ad uso esclusivo dell’uomo per il raggiungimento del posto di lavoro.
Cosa è necessario fare?
E’ fondamentale che nel mondo sempre più donne acquisiscano posizioni strategiche. Nonostante negli ultimi anni siano aumentate le donne in posizioni di leadership, esse sono ancora sottorappresentate ai tavoli dove si prendono le decisioni globali, tanto è vero che alla Cop 26 del novembre scorso è stata espressa questa necessità durante il Gender Day, la giornata dedicata ai diritti delle donne nell’azione climatica.
Tuttavia le donne sono da sempre in prima linea per la difesa del nostro Pianeta: dalla giovane Greta Thunberg e il suo movimento globale in difesa del clima a Vandana Shiva, scienziata ambientalista e leader nella scienza del sociale; da Christiana Figueres, Segretaria esecutiva della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (2010-2016) a Gro Harlem Brundtland, che dà il proprio nome al documento che nel 1987 ha ridefinito i concetti di compatibilità e sostenibilità dello sviluppo economico, introducendo il concetto di sviluppo sostenibile, e molte altre ancora.
Valorizzare sempre di più il talento femminile è anche uno dei principali obiettivi di Sebach. Un impegno quotidiano, riconosciuto anche all’esterno: Sebach, infatti, è al primo posto fra i Best Workplaces™ for Women 2021, la speciale classifica pubblicata da Great Place to Work Italia che individua i migliori ambienti di lavoro secondo il parere della popolazione femminile. Perché tutti possiamo essere artefici di un mondo migliore.