Abbiamo fatto il giro d’Italia per scoprire che, nonostante un’infinità di dialetti, merda si dice merda ovunque, dal Piemonte al Lazio. Isole comprese.
Italia: paese di santi, navigatori, e tanti, tanti poeti che non hanno strettamente lavato i panni in Arno come il Manzoni ma che una cosina o due da dire l’avevano anche loro. E spesso la saggezza dei proverbi dialettali, arriva dove non riesce il bon-ton della lingua alta. Come nel caso della parola “merda”, che porta con sé tanti significati simbolici in tutte le regioni: quello che non si vuole vedere, quello che si fa finta di non vedere, l’ipocrisia, la negatività.
Da Milano a Roma, dai grand hotel ai bagni chimici, ecco allora un tour filologico che scava direttamente nella pancia del Paese.
Iniziamo dal Piemonte, dove Amor e merda i son doi canaia; j’un al rosia al coeur, l’atr la muraia (amore e merda son due canaglie: uno rovina i cuori, l’altro i muri). Come a dire, amor c’al cor gentil ratto s’apprende questa volta ha fatto una brutta fine.
In Lombardia, un grande classico della saggezza popolare dice che Quando la merda la monta ai scagn, o la spüzza o la fa dagn (quando la merda arriva ai calcagni, o puzza o fa danni). Attenzione a montarsi la testa, che prima o poi lo scotto si paga.
Col karma non si scherza, ma è anche bene guardarsi dall’avarizia e, alla faccia dei luoghi comuni, proprio in Liguria si invita alla convivialità: L’è megiu ünn-a turta in tanti che ünn-a sotta da suli (E' meglio una torta in tanti che una merda da soli)
Lazio, Veneto e Toscana danno sfogo all’orgoglio contadino facendosi eco a vicenda. Così, mentre in Lazio E' mejo puzzà de merda che de miseria
che a Livorno diventa Meglio puzzà di merda ‘e di povero.
in Veneto è Mèio spussàr da luàme, che da stupido
Rinfrescati dall’aroma della nobiltà della terra, spostiamoci ora verso est fino a Parma, dove quando si tenta la sorte di dice O merda o bretta rossa! Bene tentare la sorte, ma ricordandosi che può andare molto bene (la berretta rossa è quella dei cardinali), o molto male.
Dalle Marche, la cacca diventa sinonimo di poca ambizione: Al d’ ingiù ogni merda corre
Come a dire, le cose facili le sanno fare tutti, quindi meglio impegnarsi se non si vuol finire vittima del detto Abruzzese Ssì com'la mmerd'd'lu vov'; nen puzz'e nen òl'. (Sei come la merda del bue; non puzzi e non hai buon odore)
Val la pena dunque rischiare un pochino e tirare fuori il carattere, nonostante l’approccio esistenzialista dei cugini di Napoli, per i quali A vita è comm na scal e nu pollaio: corta e china 'e merda (la vita è come la scala di un pollaio: corta e piena di merda).
In Calabria e in Puglia l’approccio è metereologico: se nella prima, biogna diffidare dalle apparenze perchè Sutta a' nivi a' merda non si viri (sotto la neve la merda non si vede)
nella seconda
Ha cchiuvutə merdə e n'ha 'nzəvatə a' ttuttə ( ha piovuto merda e ha bagnato tutti) ci ricorda il fatto che a mal comune corrisponde davvero mezzo gaudio.
Anche sulle isole se ne parla. E se in Sicilia arriva Merda‘nfacci a cu lava linzola (Merda in faccia a chi lava le lenzuola)
ovvero i meriti molto spesso non sono riconosciuti, in Sardegna si raccomanda la pacatezza nelle situazioni critiche, dato che Sa merda prus si murigat e prus fragat. (più si rigira la merda, e più puzza).
Un buon tacer non fu mai scritto, insomma. Se proprio bisogna, meglio parlare in dialetto.