Non vi preoccupate: non è l’ennesima tirata sui pericoli della dipendenza da social e dell’inseparabilità dallo smartphone. E non è neanche una guida su come si fa l’autostop.
Per ogni post che vi fa schierare a favore o contro, c’è un copywriter che conosce le leve psicologiche delle singole parole. Per ogni vignetta che vi fa ridere (e che prontamente girate nelle chat Whatsapp), c’è un grafico la cui penna si muove sulla tavoletta grafica con la fluidità di uno snowboarder.
E dietro ogni rissa da social placata? Dietro ogni troll reso inoffensivo?
C’è un community manager.
Oggi festeggiamo la loro giornata. E tentiamo di farvi capire perché spesso meriterebbero il Nobel per la pace.
La definizione “ingessata” del community manager
Il community manager gestisce una community online. Decide di cosa si parla, smuove le acque quando le cose si fanno fiacche e serve il fantomatico engagement, ma soprattutto gestisce i commenti – cioè il rapporto tra azienda, brand o personaggio pubblico e la sua platea online di fedelissimi.
Si tratta di uno dei lavori legati al web 2.0 che negli ultimi anni è cresciuta di più, vuoi per il ruolo dei social, vuoi perché il rapporto tra aziende e follower bla bla bla.
Ecco cosa fa davvero il community manager, e perché è un lavoro nel quale non ci si annoia mai.
Cosa fa davvero il community manager, spiegato con le scene dei film
Il community manager è quel tipo che, quando nel pub scoppia la rissa tra il protagonista e il suo antagonista, esce fuori da chissà dove e fa di tutto per evitare che il primo si prenda un altro cazzotto, per poi, quando le acque si sono calmate, tornarsene al suo sgabello e alla sua pinta.
La community manager è quella che fa da spalla alla ragazza acqua e sapone che ha appena rotto con il bello e maledetto, offrendole conforto, consigli stile Fabio Volo e un vasetto di gelato Ben&Jerry con due cucchiai grandi.
Il community manager ha l’auricolare e una mappa della città, e da un ufficio ingombro di federali tenta di ridurre a ragione i terroristi con le cinture esplosive che hanno preso in ostaggio il grattacielo al di là della strada.
Il e la community manager prendono a cuore il proprio lavoro, lo “portano a casa”, e ad un certo punto diventano i serial killer di una serie Netflix.
Non azzardatevi a dire che le professioni digitali sono prive di responsabilità.
Il community manager Sebach
Proprio per le responsabilità che deve accollarsi, per il numero di hard e soft skill richieste e per il rischio professionale connesso alle lunghe ore di fronte allo schermo dello smartphone, il community manager Sebach può godere di alcune condizioni contrattuali particolarmente vantaggiose:
- utilizzo esclusivo di un Moveep Plus 4 (il più bello dei nostri bagni mobili) e trattamento VIP,
- accesso alla palestra in house con sacco e punching ball,
- corsi di formazione gratuiti come “Management della rabbia” e “Psicologia del buongiornissimo caffè”,
- tutto l’appoggio di un team specializzato nella gestione delle urgenze,
- bonus in busta paga per ogni emoji 💩 utilizzata.
Non male come posizione, vero? Lo conferma anche lui: “È il lavoro che ho sempre sognato 💩💩💩!”, dice
(Nessun community manager è stato maltrattato durante la scrittura di questo articolo.)