Ci teniamo a dire che il nostro articolista non è stato maltrattato per la scrittura di questo pezzo. Chiamiamoli piuttosto rischi del mestiere.
Sulle prime, l’articolista Sebach era entusiasta di scrivere un nuovo pezzo per la nostra rubrica dedicata alla salute in bagno. Armato delle migliori intenzioni, si è lanciato su Google, alla ricerca delle fonti migliori con le quali buttar giù questo studio.
L’articolo è scritto, ma lui da una settimana rifiuta di sedersi sulla tazza.
Questi piedi sono fatti per camminare
La cosa non farà piacere ai pigri, a quelli che sul divano di casa fanno ogni cosa, a chi accoglie con entusiasmo le poltrone reclinabili a 180° dei multisala più moderni: l’essere bipedi, il più grande dono dell’evoluzione dopo i pollici opponibili e la pizza, è davvero croce e delizia dell’essere umani.
Perché se la forma sulla quale si è attestato il corpo umano dopo centinaia di migliaia di anni di lentissimi aggiustamenti ci permette di essere al vertice della piramide alimentare (e purtroppo, di tante altre piramidi), vero è che questo stesso corpo non è fatto per stare seduto.
A stare seduti su sedie “sbagliate”, infatti, il collo e la schiena si irrigidiscono, si sviluppano mal di testa, i dischi lombari si comprimono, le anche si indeboliscono, si innescano sciatica e male alle ginocchia, i piedi si appiattiscono. E non è finita qui: la posizione seduta, reiterata per ore e ore al giorno, può portare a sviluppare malesseri cronici, problematiche cardiovascolari, diabete.
Già a questo punto, il nostro articolista ha cominciato a sentirsi a disagio, continuando a fare ricerche in punta di sedia e trovando ogni scusa per alzarsi. Nell’ordine, ha chiesto all’azienda l’acquisto di una sedia ergonomica (meno carico sulla schiena), una fitball (attiva gli addominali) e una standing desk, cioè una scrivania da usare in piedi: che tra le altre cose, sembra aumentare la produttività.
Possiamo leggere “La ricerca del tempo perduto” in bagno?
No, non potete.
È tutta una questione di pressione: quella esercitata dal nostro addome su ano, colon e pavimento pelvico.
Il che, come è chiaro, è un peccato, dato che da quando è stata inventata la privacy, il “nostro momento in bagno” (per elaborare un verso di Guccini) è una parentesi di quiete e silenzio, una zona di comfort alla quale nessuno può accedere, il momento giusto per macinare letteratura, video, podcast e bacheche social.
10 minuti al massimo, questo è quanto ci concedono gli studiosi per ogni sessione di tazza. Per gli amanti della statistica, leggere tutto Proust richiede una media di 130 ore, cioè 7800 minuti, quindi poco meno di 800 sessioni.
E queste famigerate conseguenze? Eccole: prurito e irritazioni della zona, disagio (quando non addirittura dolore), ingrossamenti, emorroidi. E queste sono soltanto le cose light, e non siamo nemmeno entrati nel dettaglio dei meccanismi.
Appendiciti, diverticoli, polipi, sindrome del colon irritabile. “Aumenta anche il rischio di contrarre infezioni”, scrive il nostro articolista con la fronte sudata e un’ansia montante, “mentre la compressione dei nervi può portare alla peculiare neuropatia da toilette”, un’insidiosa forma di sciatica bilaterale (di quest’ultima va detto che non esiste una casistica acclarata, ma solo dei report isolati… collegati però alla pratica della lettura sulla tazza!).
Troppa crudeltà? Gli scettici possono fugare ogni dubbio con questa informazione: queste conseguenze sembrano più diffuse nel mondo occidentale - quello della tazza di ceramica - rispetto a quello orientale, dove un posto importante ce l’ha ancora la turca.
Guida pratica al tempo di qualità (in bagno)
Solo tre regolette per voi:
- state sotto ai dieci minuti, e non sbagliate,
- in genere, meno state seduti e meglio è,
- non fate ricerche in Internet.
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