Dietro il funzionamento di ogni bagno, si nascondono leggi fisiche importanti. Ecco quali sono!
Ah, gli esseri umani! Bravissimi a complicarsi la vita, ma anche geniali nel rendersela più semplice. Tipo quando abbiamo inventato gli aerei, o internet. Oppure il WC. Con molta umiltà e un po’ di ironia, possiamo quindi permetterci un tocco di irriverenza mentre ci lanciamo alla scoperta della meccanica bagnistica.
Le basi: tazza, cassetta, sifone.
Un bagno tradizionale è composto da tre parti principali, una tazza, una cassetta dell’acqua, e un sifone. Per far lavorare queste tre parti insieme, si sfruttano quattro principi della fisica: l’energia potenziale, la pressione, l’effetto sifone, e il galleggiamento.
Ogni volta che tiriamo l’acqua, la cassetta si svuota all’interno della tazza, dove ne raccoglie il contenuto e lo trasporta attraverso il sifone (quel tubo a forma di U nemico giurato di chiunque debba pulire il bagno) dentro le tubature allacciate alla rete fognaria. Fino a qui, ci siamo. Ma cosa governa questo processo apparentemente semplice?
I vasi comunicanti
Dall’energia potenziale dell’acqua nella cassetta. Quanto tiriamo lo sciacquone, tra i 9 e i 12 litri d’acqua vengono scaricati tutti insieme nella tazza. Perché è importante che scendano tutti insieme? Per evitare di trovarsi in una delle situazioni più temute dal genere umano, ovvero il parziale svuotamento della tazza. Quello per cui poi uno deve aspettare un quarto d’ora nel bagno per poterci riprovare, anticipando la derisione di chiunque sia la fuori.
Dietro quest’ansia antica si cela l’effetto sifone, che tutti conosciamo come principio dei vasi comunicanti e che per andare a buon fine ha bisogno che l’energia potenziale dell’acqua nella cassetta si trasformi in energia cinetica (ovvero che si muova velocemente!). Per questo le cassette sono messe sopra la tazza: per sfruttare la gravità.
Quando l’acqua viene rilasciata dalla cassetta si muove verso il basso in direzione di un altro contenitore, il sifone, che a sua volta si riempie insieme alla tazza, ma siccome l’acqua continua a scendere lungo le tubature, il contenuto della tazza viene trascinato verso il basso. Se l’acqua è troppo poca o non ha abbastanza forza, non riesce a riempire il sifone e l’aria non viene spinta fuori creando il famoso risucchio, comunemente conosciuto come canto del water.
E i bagni mobili?
Altra storia per i bagni mobili, che sono creature più agili. Un bagno mobile tradizionale non è connesso alle tubature fognarie, e quindi tutto quello che vi viene gettato finisce in un serbatoio di raccolta che si trova sotto il sedile del water. Hello gravità, my old friend! All'interno del serbatoio sono presenti prodotti chimici che abbattono i rifiuti solidi, uccidono i germi, distruggono gli odori e riducono la carta igienica.
Ma come, e lo sciacquone a pedale allora? Lo sciacquone di un bagno mobile generalmente ricicla i liquidi contenuti nella cisterna. Siccome a noi di Sebach piace distinguerci, i nostri bagni mobili utilizzano acqua pulita che proviene da un serbatoio extra. Azionando la pompa a pedale e quindi creando pressione, l’acqua pulita viene fatta circolare fino ad un ugello che la spruzza sul nastro igienizzante ad ogni utilizzo. Fino a che le autocisterne non si occupano dello svuotamento, e i santi addetti alle pulizie lo rimettono a nuovo.