Letture da bagno, Lifestyle - 07 giu 2024

Tetris al bagno: 40 anni di incastri

Quando Aleksej Leonidovič Pažitnov ha inventato il famoso videogioco, di certo non avrebbe potuto prevedere che sarebbe diventato una metafora quotidiana.

Quarant’anni fa, un giovane programmatore russo affascinato dai tetramini - delle peculiari figure geometriche piane - inventa il concetto base di Tetris: sei pezzi, la loro caduta in una galleria verticale, l’eliminazione delle righe completate. In tre settimane, programma la prima versione.
È il 6 giugno 1984. Pochi giorni, e ogni moscovita dotato di computer ne possiede una copia. Nel 1986, il gioco esce dai confini russi (ma non da quelli della sfera sovietica) per approdare in Ungheria. Dopo alcune rocambolesche vicende, tra telex transoceanici e incidenti linguistici, il gioco viene lanciato sul mercato statunitense nel 1987.

Aleksej Pažitnov, che non ha portato a casa un quattrino per aver inventato Tetris, ha dichiarato che gli bastava che “le persone si divertissero con il suo gioco” per essere soddisfatto.

Tetris ogni giorno

Ci abbiamo giocato tutti: questa frase non è un’esagerazione. Quello che più stupisce, però, è come “giochiamo a Tetris” sia diventata un’immagine quotidiana, una metafora per descrivere ogni situazione in cui sia richiesta una certa attitudine all’incastro per essere risolta.

Le valigie nel bagagliaio prima di partire per le vacanze? Giochiamo a Tetris. Stessa auto, ma dentro: papà, mamma, tre figli, cane, trasportino del gatto, frigo portatile con bevande fresche e snack? Tetris. Le robe vecchie che però non vuoi buttare via e intanto accumuli in cantina?Tetris. Tirare fuori la busta di piselli congelati che si trova da mesi in fondo al freezer? Tetris, ma al contrario.

Tetris in bagno

E poi c’è una corrente dell’interior design, molto precisa e decisamente specialistica, che si occupa di infilare ogni cosa che serve a definire una “stanza da bagno” dentro bugigattoli talmente striminziti da rasentare l’impossibile.
Ma non c’è impossibile che tenga, di fronte alla necessità di un bagno in più… o a quella di vantare la completezza dei servizi offerti agli ospiti.
In questo modo, a giocare a Tetris è chi ha progettato l’angusto vano, e noi, che lo dobbiamo usare.
E allora vi invitiamo a pensare a tutti gli Airbnb che avete frequentato nella vostra vita; a tutti gli appartamenti studenteschi in cui avete vissuto; agli appartamenti che avete abitato nelle metropoli più densamente abitate; e perché no: alle stanze d’hotel in giro per il mondo.
Riconoscete qualcuna di queste immagini?

C’è il water (e per fortuna).
Però a dieci centimetri, di fronte, c’è anche il muro. Ginocchia larghe obbligatorie e posa da cavallerizzo.

C’è anche il bidet.
Ma è così vicino alla vasca da bagno che anche mettersi a cavalcioni è impossibile: solo gli artisti del Cirque du Soleil possono usarlo.

C’è anche la lavatrice!
Che però si trova di fronte al water e talmente vicina che l’uso di quest’ultimo è sconsigliato nelle fasi di centrifuga. A livello di design, poi, ci sono i tubi di scarico che puntano direttamente al lavandino; ma questa è un’altra storia.

C’è un comodo appendi asciugamani.
Ma è posizionato in modo tale che se malauguratamente ti cade un asciugamano, finisce nel water, oppure nella lettiera del gatto.

C’è la doccia.
Ma non ha pareti né tende. Il che spiega il kit mocio+spazzolone immagazzinati nella doccia stessa.