Un inaspettato poeta verseggia e ci racconta la leggenda di come mai i bagni mobili Sebach sono rossi.
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Non sempre rosso fui ma celeste mi volle il fato fino a che amor, timidezza e scanto mi avvamparon il cuore, e pure il manto.
Forse che si pensi che un mobil congegno non abbia a che far fronte con fermezza la dove chiare e fresche e dolci acque fan da cornice a femminil bellezza.
Trovato che mi fui adolescente preso fui da gran passione per Supermario, e il gioco del pallone. Questo finché un’estate, i familiari mi portaron a Riccione.
E ivi fui lasciato, come sacco da trasporto alla mercè di una spiaggia presso il porto. Laggiù la vidi, bella, alta, nobile, e fece un salto il mio cuor di bagno mobile.
“Erano i capei d'oro a l'aura sparsi e io nemmeno me ne accorsi poco valse il l’occupato dirsi che io di immediata meraviglia arsi.
Non era l'andar suo cosa mortale ma d'angelica forma, e le parole sonavan altro che pur voce umana;” Vieni, Jessica! All’amica sua diceva E verso il bar di fronte dirigeva.
Il passo fermo di chi sa e ha già deciso che da una Calippo dipendesse il paradiso. E io guardavo, lontano eppur commosso e da celeste, diventai rosso.