Lo diamo per scontato, come molte cose importanti: il Mar Mediterraneo è da sempre uno dei protagonisti del nostro amato stivale. Se però guardate bene, vi accorgerete che non lo stiamo trattando per niente bene.
Mar Mediterraneo for dummies
È un mare interno dipendente dall’Atlantico, ma collegato anche all’Oceano Indiano. La profondità massima è di 5720 metri, quella media di un chilometro e mezzo, la sua superficie ammonta all’1% dell’intera superficie marina della Terra. È piccolo, quindi, ma ospita 12mila specie marine.
La popolazione dei paesi affacciati sulle sue coste ammonta a 450 milioni di persone. Il che si traduce in un carico ENORME sull’ecosistema di cui sopra.
Fine della lezione di geografia.
Un mare in pericolo?
Esiste uno scollamento mediatico che rischia di inguaiare il Mar Mediterraneo. Ad ascoltare i telegiornali, infatti, sembra che le catastrofi marine avvengano sempre dalla proverbiale altra parte del mondo.
È la barriera corallina lungo le coste australiane a soffrire. È al largo dell’Alaska che si squarciano le petroliere. È ai Caraibi che le alghe soffocano il mare.
Del Mediterraneo invece cosa si dice? Le Bandiere Azzurre a inizio stagione, il fascino della pesca tradizionale, il poetico e infinito andirivieni delle onde che ce lo fa pensare inesauribile.
Ma il mare non è inesauribile, tutt’altro. E il Mar Mediterraneo sta subendo una pressione fuori dal normale. I fattori principali sono due: lo sfruttamento delle risorse viventi (la cosiddetta sovrapesca) e l’inquinamento da reflui.
Non solo. Citando gli esperti, anche “l’esplosione di specie non indigene (240 censite), le alterazioni fisiche dell’ambiente e l’inquinamento dovute a dragaggi, costruzioni costiere, pesca a strascico, sostanze tossiche, eccesso di nutrienti, rifiuti (il 77% dei quali è di plastica), nonché i cambiamenti climatici e l’acidificazione degli oceani” mettono a repentaglio una delle biodiversità più ricche del pianeta.
E come ormai dovrebbe essersi capito, la perdita di biodiversità è un pericolo che non possiamo permetterci di correre.
Perché parlare di Giornata Internazionale del Mediterraneo
Si celebra ogni anno, l’8 di luglio. Come tutte le giornate internazionali, serve a diffondere consapevolezza e a sensibilizzare. Ma perché una giornata dedicata proprio al Mediterraneo, distaccata ad esempio dalla Giornata Mondiale degli Oceani?
Perché il Mediterraneo è davvero una delle culle della civiltà. Perché ha sedotto gli uomini e le donne, perché ha fomentato i poeti, perché ha spremuto note dagli strumenti musicali. Perché le sue onde spingono lontano il profumo degli agrumi siciliani, quelli della lavanda provenzale, quelli delle spezie nordafricane e mediorientali, quelli di rosmarino delle coste cotte dal sole.
E perché, come diceva Camus, le popolazioni che vivono lungo le sue coste conoscono la gioia, perché sanno lasciarsi andare.
Dobbiamo continuare?
Non serve. Il fatto è che forse abbiamo preso alla lettera il nome che al Mediterraneo davano gli antichi romani: Mare Nostrum. Il che non ci dà diritto di maltrattarlo come stiamo facendo ora.