È stato definito uno “stimolante mistero”. E chi siamo noi per non accorrere quando si usa quell’aggettivo.
Chiudete gli occhi, stiamo per portarvi a fare un viaggio. È il 1985, siamo a Tokyo. Una rivista di libri e letteratura giapponese riceve una lettera, il cui testo è breve, semplice e, soprattutto, mai sentito: gentile Direttore, non sono sicura del perché, ma da due o tre anni ogni volta che entro in libreria mi viene voglia di andare di corpo. La lettera viene pubblicata, più come curiosità che altro. Dopo la pubblicazione, decine di persone iniziano a scrivere alla rivista: anche loro subiscono questa oscura fascinazione.
Il fenomeno Mariko Aoki
C’è un nome quindi dietro a questa… “cosa”: fenomeno Mariko Aoki. Negli anni, attorno al fenomeno si raccolgono testimonianze, teorie, speculazioni, aneddoti più o meno veritieri e spiegazioni traballanti. Mariko viene intervistata più volte, il caso si allarga. Si scopre, ad esempio, che lo scrittore Jun’nosuke Yoshiyuki aveva inserito questa dinamica in una racconto del 1957. E che nei primi anni Ottanta, qualche speaker radiofonico aveva indagato il fenomeno, che era lungi ancora dall’avere un nome. Un sondaggio mette i puntini sulle i: di questa condizione ne soffre almeno una persona su 15. Ne discutono gli psichiatri, se ne parla ai talk show. Ci si chiede: ma chi ci lavora, nelle librerie? Ad oggi, la voce della Wikipedia che tratta il fenomeno Mariko Aoki, conta l’equivalente di 75 mila battute: dalle 40 alle 50 pagine di un romanzo, insomma.
Mi scappa il caso letterario: come avviene lo stimolo
Non c’è consenso, sulle modalità di innesco dello stimolo. Queste sono alcune delle autodiagnosi fatte da chi non può godersi in pace la bellezza di aggirarsi tra gli scaffali della propria libreria preferita:
- è l’odore della carta a provocarlo, oppure quello delle colle
- sono i nomi scritti sulle coste dei libri
- è causato dai romanzi impegnati
- è causato dai libri di (inserite qui l’autore o l’autrice che odiate)
- è l’ansia del dover scegliere che libro comprare
- è un un riflesso dell’abitudine di leggere quando si è seduti sulla tazza,
- si propaga di persona in persona, come quando si vede qualcuno sbadigliare.
Cosa si sente? Stando ai diretti interessati, la sintomatologia passa dal semplice borborigma - un sommovimento addominale - a lievi fitte, fino a veri e propri crampi. Altri ancora, come nella vecchia pubblicità di un noto farmaco, vengono sorpresi dal bisogno di correre al bagno. Ad un certo punto, si sono scomodati anche i complottisti: a utilizzare sostanze stimolanti nella carta sarebbero le stesse industrie, interessate a spingere (scusate il doppio senso) le persone a comprare più carta igienica. E nel mentre, lo scrittore Jiro Asada ha sviluppato la tecnica del kobiki: chinandosi per curiosare tra gli scaffali più in basso, con massima nonchalance, è possibile effettuare con il tallone una pressione tra le natiche, il che terrebbe a bada lo stimolo.
Ulteriori sviluppi del fenomeno: la nostra interpretazione
Ci inseriamo allora nel dibattito con quella che secondo noi è la spiegazione più plausibile per il fenomeno Mariko Aoki. Si tratta semplicemente di un caso di autosabotaggio: quando entriamo in libreria, il nostro corpo sa che per la mezz’ora seguente non avrà accesso ad un bagno, e quindi va in panico. Ci piacerebbe dirvi che stiamo già contrattando con le varie catene librarie per una fornitura di bagni mobili Sebach… ma chi lo sa, magari in futuro!