Il World Toilet Day 2023 è alle porte, ma le notizie non sono delle migliori: ecco perché dobbiamo fare tutti qualcosa. Ce lo dice il colibrì.
Chiedete un resoconto a qualsiasi viaggiatore, e statene certi: l’aneddoto sui bagni non mancherà sicuramente.
L’alpinista himalaiano ti racconterà delle tavole di legno bucate e sospese sul ghiacciaio giusto fuori dal campo base, e dell’orrida colata che colora la montagna. Chi è stato nel Sahel ti dirà degli esseri che popolano le turche racchiuse tra arroventate pareti di lamiera. In India non parliamo di come i bagni pubblici vengono “igienizzati”; non si contano gli avvistamenti di persone intente ai “bisogni grossi” in qualche angolo di qualche metropoli del sud del mondo; gli amanti del Perù ancora sognano le temibili docce elettriche.
Ok, quest’ultima non è propriamente il WC, ma sempre nella stanza da bagno siamo.
E poi, c’è il World Toilet Day.
Una giornata per parlare di bagni
O meglio, una giornata per fare di bagni.
Il WTD nasce per sensibilizzare (e tirare le somme) a proposito dell’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 6 (SDG6 secondo la nomenclatura delle Nazioni Unite), che mira a fare in modo che tutti gli esseri umani possano usufruire di servizi igienici adeguati, puliti e sicuri.
La situazione attuale? 3,5 miliardi di persone non hanno accesso ai servizi adeguati di cui sopra, 419 milioni ancora praticano la defecazione all’aperto. Le conseguenze sono facilmente immaginabili, e terribili.
Ne consegue adesso più di prima, che bisogna correre.
Fai come il colibrì
E la storia ci insegna che quando le cose calate dall’alto non funzionano in modo ottimale (avete presente l’imponente campagna indiana?), meglio funziona il movimento dal basso.
Quest’anno l’animale guida del World Toilet Day è il colibrì, e c’è una leggenda che spiega perché.
C’è un fuoco enorme nella foresta, così il colibrì inizia a fare la spola tra il fiume e le fiamme, portando una goccia d’acqua alla volta nel becco sottile, per aiutare a spegnere l’incendio.
Oltre alla sua goccia, il colibrì porta nel becco un prontuario fatto di quattro regole che tutti dobbiamo seguire:
- Rompere i tabù: parlare liberamente della connessione tra servizi igienici, disponibilità di acqua pulita e mestruazioni - perché c’è un connessione, lo sapete? Nel dubbio, potete anche utilizzare The M Scale, l’app che permette di recensire la qualità igienica dei bagni pubblici (con un occhio attento ai bisogni delle persone mestruate).
- Sciacquone sicuro: le tubature non devono avere perdite, le fosse biologiche devono essere svuotate con regolarità, non devono esserci contaminazioni.
- Non inquinare: non gettare olii, medicinali e prodotti chimici negli scarichi.
- Spingere: ma non solo nel senso che viene in mente quando si parla di bagni, bensì facendo sentire la propria voce e insistendo perché la politica, a tutti i livelli, si occupi di migliorare la qualità dell’acqua, dei bagni e dell’igiene.
Tutto chiaro?
Il bagno che sogniamo
Un piccolo mantra, scritto da chi da quasi 40 anni si occupa di fornire bagni puliti a tutti.
Immaginiamo un mondo nel quale “la peggiore toilette di” - inserite il Paese che preferite - sia soltanto quella scena di Trainspotting.
Desideriamo un mondo nel quale i bagni terribili siano pezzi da museo, roba da “ricostruzione etnografica”, al massimo l’ambientazione di un racconto per spaventare i bambini.
Sogniamo un mondo nel quale le battute sui bagni terribili siano materiale per il Magazine Sebach… e si fermino lì.